mercoledì 4 aprile 2012

Bimbi prematuri e fascia porta bebè: la marsupioterapia


Ecate tra le braccia di mamma Alessia
La marsupioterapia è la pratica di tenere sul proprio corpo, possibilmente pelle a pelle, e con l'ausilio di  teli di stoffa o fasce, il proprio cucciolo nato pre-termine.  Il contatto, il battito del cuore della mamma (e del papà, volendo -e potendo-), aiuterebbero  i piccolissimi a prendere peso velocemente, un po' come in una termoculla, ma in maniera del tutto naturale e... Dolcissima! Recentemente ho avuto modo di trovare un po' di materiale a riguardo, girando qua e là sul web, e proprio condividendo alcune di queste informazioni su Facebook ho scoperto che una splendida mamma "amica di fascia", Alessia, aveva provato l'esperienza della marsupioterapia con la sua bimba, Ecate. Le ho chiesto di scrivere per me e per chiunque leggerà, questo post che è un bellissimo e tenero racconto di una grande storia d'amore. Ma ecco le parole di Kabeira... Buona lettura!
"Ciao, mi chiamo Alessia. Sono una mamma a tempo pieno, per piacere e per necessità, ma in un epoca ormai lontana lavoravo nel campo della grafica. Abito in Calabria, in una piccola frazione del comune di Caulonia (RC), assieme a mio marito Marco, mia figlia Ecate e tutta la prole animalesca. :)
Non sapevo nulla sulla marsupioterapia quando ero incinta di mia figlia e perchè mai avrei dovuto? La marsupioterapia è una pratica (che non definirei assolutamente medica, anche se l'ambito in cui si svolge è quasi sempre tale) consigliata per lo più alle madri di bimbi nati prematuri o piccoli. Noi non avevamo nemmeno preso in considerazione quest'eventualità quindi figurarsi se sapevamo cos'era.
Ce l'hanno nominata la prima volta in ospedale, pochi giorni dopo che era nata nostra figlia, Ecate. Sì, perchè nostra figlia è nata con quasi 2 mesi d'anticipo, l'11 Agosto 2010! Come dico sempre io, per sdrammatizzare, "aveva fretta di farsi il bagno a mare!", dato che a fine settembre (termine della gravidanza) il tempo da noi in Calabria è più ventoso e non è piacevole il mare.

Ecate è nata con cesareo d'urgenza alle 5.53 del mattino all'Ospedale Riuniti di Reggio Calabria, dopo un distacco totale di placenta che stava portando via me e lei. Pesava 1,570 Kg (poco più di un pacco di zucchero) e... Non so nient'altro dei suoi primi minuti di vita, se non quello che mi riferivano mio marito, i parenti e gli amici che l'avevano vista da dietro un vetro. Io l'ho stretta fra le mie braccia per la prima volta tre giorni dopo che era nata.
Era uno scricciolo. Faceva fatica a stare sveglia. Non piangeva quasi mai, si lamentava. Sembrava non essere interessata al cibo, ma quando le avvicinavo il biberon lo divorava...Se non si addormentava prima!
Sorvolo su tutte le sensazioni nostre: ci sentivamo in colpa, non sapevamo cosa fare o come reagire...Tutti i programmi che ci eravamo fatti sulla sua nascita erano saltati, ma lei era lì e bisognava farle capire che valeva la pena combattere, prendere peso ed uscire da quel reparto di Neonatologia, tutto asettico e freddo.
Cercavo di essere presente a tutte le poppate: provavo ad attaccarla al seno, le cambiavo il pannolino (ricordo ancora il panico della prima volta...avevo il terrore di farle male e non sapevo da dove cominciare!), le parlavo, le cantavo, ma il tempo della poppata volava via presto ed io ero sempre più triste perchè degli estranei badavano a mia figlia e non la sua mamma ed il suo papà...
Un giorno una voce (non guardavo quasi mai nessuno di loro in faccia, avevo occhi solo per mia figlia, chiusa in quella scatola di plastica) mi disse che in quel reparto praticavano la marsupioterapia e che se volevo farla anche io ero bene accetta. Purtroppo col poco personale e la disorganizzazione era una marsupioterapia arrangiata, ma lo scopo era lodevole ed i risultati si potevano toccare con mano, o almeno così disse quella voce.
Fra la poppata delle 15 e quella delle 18 noi mamme potevamo rimanere in reparto e metterci a nostro agio (si fa per dire!) su una delle poltrone reclinabili con addosso la nostra creatura, pelle a pelle, odore ad odore...cuore a cuore...
Nel reparto la temperatura era alta, non so se dipendesse dal mese di Agosto e dal fatto che eravamo all'ultimo piano oppure se era una prassi tenerla alta. I bimbi erano vestiti solo del pannolino e quando li tiravamo fuori dalla termoculla li potevamo avvolgere con un lenzuolino di cotone. Ci consigliavano di non mettere reggiseni e di vestirci con abiti che si aprissero facilmente. Abbassavano le persiane e, se era la giornata giusta, mettevano un pò di musica. Noi stendevamo lo schienale, aprivamo la casacca e appoggiavamo i nostri piccoli al petto, coprendoli poi con il lenzuolino... E tre ore volavano via! In quel lasso di tempo, le raccontavo tutto ciò che mi passava per la testa: come ci eravamo conosciuti io e papà, quali erano le nostre canzoni preferite, com'era bello il mondo fuori di là, cosa mi era successo durante la giornata...E lentamente scivolavo nel sonno, tranquilla perchè la mia creatura mi respirava addosso.
La prima volta mi sentii impacciata: quel corpicino piccolo, minuto e più corto del mio tronco....addosso a me! Ho pensato: "Magari puzzo, poverina, memorizzerà sua madre come quella che puzza e suda"... L'infermiera, una delle poche empatiche e dotate di umanità, se ne dev'essere accorta e mi ha illustrato meglio cos'era la marsupioterapia. Mi spiegò che i prematuri sentendo l'odore della madre, il suo cuore e il suo contatto reagiscono meglio, prendono peso e si riprendono dal trauma della nascita prima rispetto ad i bimbi tenuti costantemente in termoculla. Inoltre, aggiunse (e questo non lo dimenticherò mai!): "Sua figlia crede ancora di essere in pancia" e mentre diceva quelle parole i miei occhi traboccarono di lacrime...Lacrime di felicità stavolta perchè nel frattempo lei aveva appoggiato Ecate sul mio petto ed io ne sentivo il peso, il calore, il respiro...E' stato l'inizio della lenta risalita!
Il peso di Ecate cresceva lentamente e 20 giorni in quel reparto non passavano più. Finalmente un giorno la dottoressa mi fece notare che era arrivata a pesare 1,830 Kg quindi il giorno dopo, forse, l'avrebbero dimessa. PANICO! PAURA! E mo che faccio?
Dopo aver avvertito, felice come una pasqua, mio marito e tutta la famiglia e gli amici, rimasi seduta sul divano a pensare...Mi venne un lampo! Durante la gravidanza mi ero informata su tutto lo sciibile umano in fatto di "cosa è meglio per nostra figlia" ed una delle cose che mi ero ripromessa di acquistare era una fascia per portarla, una stola di stoffa per avvolgere in un caldo abbraccio me e lei.
Caspita! Cascava a fagiolo! Contattai una mia amica di Torino e le chiesi di acquistarcene una il prima possibile.
Nel frattempo, Ecate era stata dimessa ed eravamo tornate finalmente a casa, dove con una serie di telefonate timide ed impacciatissime ad una consulente della Lega del Latte eravamo riuscite a scongiurare la fine prematura dell'allattamento.
Passavamo la maggior parte della giornata nel letto, io e lei, seminude perennemente a contatto: mi dormiva addosso, la accarezzavo, respiravamo la stessa aria...Sembrava proprio di averla ancora nel mio grembo, al caldo ed al sicuro.
La mattina in cui arrivò il corriere con la fascia ero al settimo cielo, ma... COME SI METTE?? Avevo visto mille video con mamme che con molta naturalezza infilavano questi cosetti nel groviglio di fascia che si erano fatte addosso, ma non ci riuscivo in nessun modo. Mi sentivo uno di quei manichini in vetrina, costretta (perchè mi ci sentivo io) a tenere una posizione fissa perchè sennò crolla il mondo.
La mettevo la mattina, dopo il primo cambio di pannolino, e, con l'aiuto del santo marito, me la toglievo solo per cambiarle il pannolino o per farmi la doccia. Abbiamo vissuto in simbiosi per i primi giorni e mia figlia iniziava a prendere peso a vista d'occhio! Ero così felice che iniziai a sentire il bisogno di uscire, vedere il sole, farglielo sentire sulla pelle e... Urlare al mondo che avevamo superato a pieni voti questa difficilissima sfida... Grazie ad un pezzo di stoffa che ancora ci accompagna nelle nostre lunghe passeggiate.
Portare mia figlia non è stato più per me solo marsupioterapia, ma uno stile di vita: respirare la sua aria, parlarle sottovoce, canticchiare sommessamente quando vuole addormentarsi, ascoltare e guardare il mondo con i suoi occhi...
"La marsupioterapia è stata la nostra salvezza!" è questo la testimonianza riassuntiva che posso dare a chi legge o mi chiede, perchè non posso riassumere diversamente quanto ha significato per noi.
Giusto per completezza di informazione, la "vera" marsupioterapia si pratica rimanendo il più possibile in reparto con i bimbi, mettendosi una fascia, in cui adagiare il piccolo e vivendo con lui ogni giorno. E' un modo per fargli sentire meno il distacco traumatico, la nascita pretermine: lo giudico il migliore dei modi per noi mamme per non perdere la sensazione di "essere mamme" perchè partorire un prematuro si porta dietro un forte trauma; infine, ma non meno importante, per i piccoli è veramente l'unico modo per sentirsi ancora al sicuro nella pancia di mamma. Purtroppo, le nostre strutture sanitarie non sono sempre adeguatamente pronte ad accogliere questa pratica, ma con un pò di impegno e di elasticità mentale è realizzabile. Nell'ospedale dove è nata mia figlia, ad esempio, la marsupioterapia è ridotta solo a ciò che vi ho descritto ed è permesso farla solo ai bimbi che sono fuori pericolo. Spero che le cose cambino perchè può rappresentare veramente la salvezza per uno scricciolo come la mia.

Non credo di essere stata una mamma più forte delle altre, credo però che questi scriccioletti riescano a tirare fuori il meglio di noi se glielo permettiamo e sono io che devo mille ringraziamenti a mia figlia per avermi permesso di vivere tutto questo... Una nascita non programmata che ha rivoluzionato le nostre vite più di quanto non credevamo potesse succedere.
... Non lasciarti andare alla paura. Fidati del tuo istinto di madre, non sbaglierai."

Alessia è una grafica pubblicitaria, appassionata di natura e animali. Vive, dopo tanto girovagare, in Calabria con suo marito Marco, e la figlia Ecate, che le ha permesso di scoprirsi madre a tempo pieno.

Alessia ed Ecate oggi, in mei tai!


Puoi scaricare l'intero racconto dell'esperienza di Alessia cliccando su questo link


Link utili:

http://www.piccolipassiprematuri.it/ppp__marsupioterapia.htm
http://www.sarah.it/marsupio.html
http://www.bimbonaturale.org/node/93
http://www.kangaroomothercare.com/
http://www.skin.kangaroomothercare.com/index.htm

4 commenti:

  1. alessia... grazie a te, di cuore! questo post mi da i brividi ogni volta che lo rileggo... spero che possa essere di aiuto ad altre mamme e papà che passano di qui :))
    ecate è molto fortunata ad avere una mamma così! ti abbraccio forte

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  2. questo racconto mi ha fatto piangere..
    che emozione, che avventura!
    congratulazioni alla giovane Ecate e alla sua mamma.
    grazie della condivisione

    §°_°§

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    Risposte
    1. è vero, anche io mi son commossa sai??? alessia è una forza della natura, non c'è che dire!! :))

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  3. Alessia la vostra storia è stupenda, più andavo avanti a leggere è più scendevano lacrime!! <3 peccato che la marsupioterapia non sia ancora molto praticata, perchè sarebbe davvero molto importante per i piccoli prematuri!!Purtroppo non vi era nemmeno quando sono nata io(la mia migliore amica e il mio maritino), ma in fondo era l'84,e pesavo 1,200 kg!! ;) I bambini prematuri hanno una forza immensa e sentire la loro mamma così vicina non può far altro che aiutarli nel superare le prime grandi difficoltà che si trovano ad affrontare!!un bacione a te e alla piccola Ecate! ^^

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